Lei mi pone più domande ed è difficile poterle rispondere con poche righe.
Il nostro corpo è come una macchina costruita per funzionare sempre, continuamente, senza soste e proprio per questo ha bisogno anche di essere alimentato con dei pasti regolari nei tempi e nei modi.
Spesso i ritmi di vita ci obbligano a saltare i pasti e a concentrare il più delle volte nelle ore serali l’unico momento per sedersi a tavola. Questo finisce con l’essere dannoso per la nostra linea perché si traduce, alla lunga, in un aumento di peso.
Non potendo stravolgere le nostre giornate, le nostre agende piene di impegni, i nostri appuntamenti di lavoro, sarà opportuno riuscire almeno a fare una buona colazione, secondo i dettami della dieta mediterranea, a consumare un panino o una ricca insalata a pranzo e un pasto più completo a cena, preferibilmente non in tarda serata, avendo cura di spezzare a metà mattino e a metà pomeriggio con frutta e yogurt che si possono consumare in poco tempo e ovunque.
Riguardo agli integratori mi trova schierato tra quelli che non li vedono di buon occhio e che soprattutto, reclamano una adeguata regolamentazione legislativa. In Italia purtroppo non esiste una normativa ben chiara sugli integratori alimentari e il loro consumo ha trovato un terreno fertile nel business dell’alimentazione.
La funzione di un integratore dovrebbe essere esclusivamente quella di completare l’alimentazione nelle condizioni in cui questa sia ridotta o ci sia un aumentato fabbisogno. Si intuisce allora che diventa inutile una supplementazione se c’è una dieta opportunamente variata.
Nel mondo occidentale le manifestazioni da carenze, ad esempio vitaminiche, appartengono solo alla memoria dei più anziani. Tabù alimentari, l’esclusione di certi cibi, la loro cattiva cottura, particolari terapie farmacologiche, sconsiderate diete ipocaloriche o paradossalmente un eccesso di calorie possono determinare alcune carenze che giustificherebbero una supplementazione, non certo però rientra tra questi chi, nonostante i moderni ritmi di vita, riesce comunque ad avere una dieta variata.
Se in alcuni casi diventano superflue le integrazioni, è quanto succede ad esempio tra gli amanti delle palestre dove sono largamente in uso, inutilmente, i “reintegratori salini”, in altri c’è addirittura il rischio di provocare dei danni. Sovradosaggi di vitamina A, per citarne alcuni, possono creare problemi al fegato, anche la tanto gettonata vitamina C, se assunta in quantità eccessive, può favorire la formazione di calcoli renali.
L’assunzione di prodotti naturali è sempre da preferire a quelli di sintesi per la contemporanea presenza di sostanze interattive, che ottimizzano l’utilizzo ad esempio di alcune vitamine: il burro che è ricco di vitamina A grazie al suo alto contenuto in grassi favorisce l’assorbimento ottimale della vitamina: non succede la stessa cosa con la somministrazione di un integratore di vitamina A.
Non ricerchi negli integratori dei toccasana o dei velleitari rigeneranti, rivitalizzanti, tonificanti, viatici di lunga vita o chissà quale altro miracoloso effetto, si preoccupi di ricorrere sempre ad uno specialista nel caso volesse “integrare” la sua alimentazione, altrimenti i rischi, banali in alcuni casi, diverrebbero importanti in altri.
Articolo pubblicato su: affaritaliani.it