WeCreativez WhatsApp Support
Ci scriva ora su Whatsapp per ricevere informazioni
Salve, come posso aiutarla?
Girl with a slender body sunbathing in a modern vertical Solariu

Le lampade abbronzanti e/o gli autoabbronzanti possono sostituire il sole o preparare all’esposizione solare?

Nella mia professione, occupandomi di cute sana, mi piace essere innanzitutto un preventologo e pertanto il compito che voglio svolgere è prima di ogni altro quello di evitare che la pelle possa invecchiare più rapidamente del suo fisiologico decorso. Fatta questa premessa le devo subito dire che le lampade abbronzanti sono un acceleratore dell’invecchiamento cutaneo e quindi non certamente da consigliare per finalità estetiche: sarebbe un paradosso. Trovano invece una qualche applicazione nella dermatologia ma si parla in questo caso di cute malata e, come può ben capire, è tutt’altra cosa.

La loro peculiarità è l’emissione di raggi UVA che sono meno energetici degli UVB e che non attivano, a differenza di questi ultimi, l’enzima responsabile dell’abbronzatura, la tirosinasi, a cui si deve la produzione di melanina. Gli UVA infatti favoriscono la maturazione e migrazione in superficie della melanina già preformata. Del resto è quello che succede appena ci esponiamo al sole, prima che affiori l’abbronzatura vera e propria.

Gli UVB in sostanza favoriscono l’abbronzatura ed anche l’eritema, gli UVA la tintarella e i danni alle fibre del derma, quindi l’invecchiamento precoce della pelle.

Se dopo la lampada ci si espone ai raggi del sole ci saranno comunque le scottature e gli arrossamenti del solleone. Il colorito prodotto dalla lampada sarà però sufficiente a nascondere l’inestetico rossore iniziale provocato dall’esposizione solare. Attenzione perché nascondere non significa evitare, per cui non saranno certo le lampade abbronzanti a proteggerci dai danni del sole.

Sugli autoabbronzanti mi trova più d’accordo, colorano con una reazione chimica lo strato corneo, quello più superficiale, agiscono cioè su delle cellule morte per cui non c’è motivo di ritenere che possano essere pericolosi.

Si potrebbero definire dei pigmentanti superficiali. La storia degli abbronzanti è del resto ricca di sostanze che si limitano, comunque, solo a “colorare” ma di certo non hanno nulla a che vedere con il pigmento cutaneo. La loro durata è infatti molto breve, poco più di una settimana, il tempo della perdita delle cellule cornee. È importante, quindi, riapplicare il prodotto ogni tre-quattro giorni, non lavarsi per qualche ora, avendo cura di distribuirlo in modo omogeneo: diversamente potrebbero aversi delle zone più colorite di altre.

Il colorito che si ottiene è variabile a seconda della sostanza contenuta nel prodotto usato. Abitualmente nello stesso prodotto sono contenute anche altre sostanze con azione contro i radicali liberi e l’invecchiamento o che rallentano il processo di desquamazione cioè la perdita dello strato corneo, favorendo una durata maggiore del colorito.

Come per tutti i cosmetici, anche in questo caso, è sempre importante che siano scelti a seconda del tipo di pelle.

 

Articolo pubblicato su: affaritaliani.it